Ne è convinto il discepolo e custode dell’archivio Chenu, il teologo e docente alla Facoltà teologica di Lugano monsignor Inos Biffi: «Credo che lo Chenu medievista resisterà al tempo, lo studioso che (pur con i suoi limiti e le critiche che non hanno mancato di essere segnalate) ha impresso una svolta nel metodo e nei risultati alle analisi sulla teologia e più in generale sulla cultura medievale.
Sarebbe un mio gesto di omaggio verso questo grande pensatore e amabile maestro».Chi mette in evidenza l’attualità e l’audacia del pensiero di Chenu e del suo «tomismo aperto», nonché della grande impronta che ha lasciato su pensatori del calibro di Congar, Claude Geffrè e del recentemente scomparso Edward Schillebeeckx, è il teologo domenicano Alessandro Cortesi, autore tra l’altro del bel saggio Marie Dominique Chenu.
Il pro-teologo emerito della Casa pontificia, il cardinale svizzero Georges-Marie Cottier, fa affiorare dai suoi ricordi un aspetto poco conosciuto della biografia di Chenu: la sua attenzione per i preti operai e di riflesso per la teologia del lavoro negli anni del dopoguerra in Francia.
Secondo lui il Concilio avrebbe condotto a un’intelligenza della fede più profonda, in una continua rilettura per portare la parola di Dio in un mondo nuovo».A questo proposito torna alla mente di Inos Biffi come lo stesso Chenu tentò di convincere il grande filosofo cattolico Etiénne Gilson ad accettare in toto la riforma conciliare: «Esiste un intenso carteggio tra i due, fatto di tesi e di antitesi, in cui traspare tutto il grande ottimismo del domenicano per il futuro della Chiesa».
Fonte:
http://www.avvenire.it/Cultura/Chenu+il+teologo+dei+segni+dei+tempi_201002100840229300000.htm